Il labirinto della Chiesa di San Pietro: un messaggio ancora attuale a secoli di distanza dalla sua creazione.
Le metafore del labirinto

Coloro che, incamminati lungo la via francigena che attraversa la Lunigiana, si avviano a lasciare Pontremoli, uscendo dal suo centro storico e arrivati nel borgo di San Pietro, potrebbero presumere di aver visto tutto ciò che questa bella cittadina poteva loro offrire.
Invece…c’è ancora una interessante sorpresa. Il Labirinto della chiesa di San Pietro.
La chiesa di San Pietro
La chiesa è stata riedificata ex novo, pochi anni or sono, nel luogo dove sorgeva l’antica prioria benedettina di S.Pietro de Conflentu, distrutta dai bombardamenti del 1944.
All’interno l’edificio è ampio, ordinato, affrescato da poco e, in un angolo a destra ben visibile, appesa alla parete, fa bella mostra di sé la lastra con il labirinto.
Ma andiamo con ordine:
La Via Francigena
Nel Medioevo la Via Francigena, sulla quale Pontremoli insisteva, era molto frequentata.

Vi transitavano infatti i pellegrini diretti a Roma o a Gerusalemme ed, in senso inverso, quelli che si recavano a Santiago de Compostela.
Sullo stesso percorso però si muovevano anche figure diverse.
Meno spirituali: eserciti, mercanti, nobili, talvolta, banditi e tagliagole.
Tipologie di individui che mal si conciliavano con la visione ecclesiale del percorso.
Infatti nello spirito cristiano il cammino lungo la Via Francigena era inteso quale pellegrinaggio, da un punto di vista fisico ma ancor più come un percorso spirituale.
Un esercizio monastico, austero, in grado di consentire al pellegrino un dialogo con sé stesso.
Una prova, attraverso la quale intraprendere un totale rinnovamento morale anche in opposizione a chi, superstiziosamente, pensava di guadagnare la salvezza per il solo fatto di essersi recato in qualche luogo santo.
In chiaro contrasto, quindi, con quanti pur in marcia sul solito percorso e forse anche nella stessa direzione, erano però animati da spirito diverso: sia che si trattasse di armati male intenzionati ma, non di meno, che fossero opulenti mercanti, accompagnati da uno stuolo di servitori utili a sottolinearne il rango e la ricchezza.
Per rimarcare quindi il messaggio cristiano, lungo il tragitto, il fedele, in pellegrinaggio, incontrava spesso immagini sacre.
Il loro scopo era quello di indurre l’astante ad un momento di sosta teso a consentirgli di recuperare le forze fisiche ma anche a rinnovare le sue motivazioni spirituali attraverso la preghiera.
Accanto a queste immagini, poi, con sempre maggior frequenza iniziò ad apparire un simbolo: il labirinto.
Il simbolo del labirinto
Un simbolo pagano antichissimo ripreso nel Medioevo e reinterpretato in senso cristiano: un’allegoria del percorso tortuoso ma necessario per raggiungere la salvezza dell’anima.
Il labirinto, affermatosi con questa valenza simbolica, veniva spesso raffigurato nelle chiese dei centri più popolosi che si trovavano lungo la Via Francigena.
Ma, allo stesso modo, si diffuse anche in edifici religiosi non toccati da questo cammino.
In questi, la sua funzione era quella di concedere comunque una possibilità di purificazione a coloro che, per vari motivi, non si trovavano in condizione di affrontare un viaggio a piedi sulla strada che conduceva ai luoghi sacri.
Veniva infatti raffigurato sui pavimenti delle navate gotiche quasi a simboleggiare un percorso alternativo al pellegrinaggio in Terra Santa, invitando ad una penitenza cui i fedeli si sottoponevano inginocchiandosi come segno di mortificazione e umiliazione auspicando che potesse essere, comunque, utile a mondarli dai propri peccati.
Anche Pontremoli, che appunto era un importante centro sulla Via Francigena, aveva il suo labirinto.
Scolpito probabilmente nel XII secolo su una lastra in arenaria (60 X 83 cm) che doveva essere ben visibile a quanti si trovavano a transitare da questa città.
Il labirinto in pietra che ancor oggi si può vedere in questa chiesa, anche se con alcune modifiche rispetto al disegno originario.
Le modifiche apportate al labirinto
Infatti, in tempi più recenti, affinché, anche in un contesto di sensibilità mutate, risultasse comunque chiaro ciò che il pellegrino medioevale vedeva in questa figura, è stato scolpito il monogramma di Cristo IHS (vedi nota *).
Questa iscrizione, come detto, è stata aggiunta per restituire al labirinto il suo valore originario.
Quello indicante il cammino, fisico o anche solo mentale, del pellegrino che, percorrendo una strada senza biforcazioni, con un tracciato contorto ma privo di vie d’uscita, scopre la vera Fede che lo porterà alla vicinanza con Dio.
Oltre al monogramma, al labirinto venne aggiunta questa frase tratta dalla prima Lettera di San Paolo ai Corinzi (9,24) “SIC CURRITE UT COMPREHENDATIS” (“Orsù, correte per conquistarlo!), che dimostra l’intenzione di voler alludere ad un viaggio di conoscenza verso la Verità.
Senza peraltro nascondere, anzi sottolineando, la mancanza di linearità del percorso.
Un cammino fatto di apparenti ricadute sul luogo del peccato, quindi con un messaggio chiaro. La strada indicata dalla chiesa – questo è il suo significato- se perseguita con costanza, porta all’ambito traguardo: la salvezza.
E per dare maggiore senso al testo aggiunto si decise di integrare nella lastra anche le figure di due cavalieri, metaforicamente rappresentanti il bene ed il male, tesi a scontrarsi in un duello.
In questa raffigurazione il simbolismo è espresso anche attraverso un altro dettaglio: i due cavalieri sono posizionati in alto, frontali ma non speculari, ed uno è affiancato da un drago che si morde la coda.
Quest’ultima immagine ha una simbologia ben precisa, infatti, assimilata alla figura del serpente che allo stesso modo si morde la coda, è vista come l’allegoria dell’Eternità.
Si ha così un diretto collegamento con la figura eterna di Dio e, in questo caso, del termine del percorso del labirinto che è indicato attraverso l’incisione il monogramma di Cristo: traguardo raggiunto!
È poi interessante proseguire nella lettura della già menzionata lettera di San Paolo per scoprire che l’epistola parla dell’esito delle gare tra corridori e pugili dicendo: «non sapete che nelle corse allo stadio tutti corrono ma uno solo conquista il premio? Correte anche voi in modo da conquistarlo!
Però ogni atleta è temperante in tutto; essi lo fanno per ottenere una corona corruttibile. -Anche io corro, così come fanno loro, corro, ma non come chi è senza meta, faccio il pugilato, ma non come chi batte l’aria. Anzi tratto duramente il mio corpo e lo trascino in schiavitù perché non succeda che dopo avere predicato agli altri, venga io stesso squalificato-.
Ancora un oggetto è presente sul rilievo: una clessidra, che designa lo scorrere del tempo e il trascorrere della vita umana.
Che non è infinita e quindi…deve essere impiegata bene, ricercando ciò che è buono e ciò che è giusto.
Pontremoli anche nel momento in cui il pellegrino la saluta, gli lascia quindi un messaggio: qualcosa su cui possa riflettere durante il suo viaggio!
Nota *
In molte chiese cattoliche si possono trovare, incise su un crocifisso o anche ricavate su una vetrata, le lettere IHS.
Una errata, ma, tuttora diffusa interpretazione, vede nel monogramma le iniziali di “Iesus Hominum Salvator” (Gesù Salvatore degli Uomini) .
In realtà lo stesso altro non è che un modo di indicare il Cristo, utilizzato nell’antichità, a partire dal III secolo.
IHS, sono infatti le prime 3 lettere del nome Cristo, scritto in greco, ΙΗΣΟΥΣ.
L’ errore di cui sopra è nato perché ai primi interpreti sfuggiva il fatto che la lettera greca Σ (sigma) veniva scritta come “S”, nell’alfabeto latino.