Che la Lunigiana sia terra di buoni vini ormai è cosa risaputa ed ora…c’è anche la birra!
Birra del Moro a Pontremoli
Una birra artigianale:
una birra di quelle che ti danno il piacere di scoprire sapori nuovi, perché…diversa da ogni altra!

La tradizione gastronomica pontremolese ha stimolato nel tempo anche una cultura del buon bere.
Un buon cibo del territorio, infatti, ha sempre necessità di un vino locale, altrettanto buono, con il quale accompagnarsi!
Viticultori e birrai
I vignaioli, raccolto l’invito di ristoratori capaci, hanno via via affinato le loro tecniche enologiche ed oggi producono vini di eccellenza.
Per alcuni di questi, vedi Ruschi Noceti, non sono mancati gli elogi da autentiche autorità in materia quale era Veronelli.
La birra artigianale
Successivamente, per alcoliche affinità e desiderio emulativo, qualcuno ha cominciato a coltivare anche un interesse per la birra.
In particolare un giovane, Emanuele Sordi, dopo aver fatto gavetta presso i produttori di mezza Europa, ha aperto un suo birrificio artigianale a Pontremoli, dove produce la sua birra: la birra del Moro.

Grazie alla qualità del prodotto, questo piccolo birrificio, in breve tempo, è riuscito a farsi apprezzare dai consumatori ma anche da un pubblico più professionale.
Ne è testimonianza il fatto che proprio i degustatori di Slow Food ne hanno caldeggiato la partecipazione ad una delle manifestazioni più qualificanti: il “salone del gusto” di Torino.
Questa birra, nelle sue diverse versioni, frutto di sapienti ricette perfezionate con pazienza, è in grado di abbinarsi in maniera virtuosa con pressoché tutti i cibi della tradizione lunigianese, esclusi i dolci.
Inoltre tale bevanda si sposa bene anche con la storia di Pontremoli e non credo di essere lontano dalla verità ipotizzando che già in epoca medioevale esistesse in loco chi si industriava a produrla.
Questa cittadina infatti è sempre stata crocevia di eserciti, mercanti e religiosi. Portatori talvolta di guerre ma spesso anche di saperi e competenze.
Come noto, ad esempio, i religiosi hanno da sempre prodotto birre di qualità.
Non a caso esiste una tipologia di questo prodotto definita “Birra Trappista” proprio in virtù del fatto che a produrla siano stati, ed ancora oggi lo siano in alcuni monasteri, i monaci trappisti.
A tutto ciò si aggiunga che Cosimo III de’ Medici, sotto il cui dominio era allora Pontremoli, nel 1704 chiese ed ottenne che un certo numero di monaci trappisti venisse inviato in Toscana e quindi non è del tutto fuori luogo pensare che in tempi passati già in qualche ospitale gestito da religiosi avesse luogo la produzione di questa bevanda.
Invece ci pare poco verosimile che, come qualcuno afferma, il Birrificio del Moro, in maniera avventurosa, sia venuto in possesso dei segreti di alcune di queste ricette.
Secondo questa vulgata, infatti, un gruppo di monaci, esausti al termine della tappa di Via Francigena che avevano affrontato partendo da Cassio, vollero testimoniare in questo modo la loro riconoscenza a chi, Emanuele, vedendoli transitare stanchi e sudati, si era offerto di regalare una birra ed un panino a ciascuno di loro.
Quello che è certo è il fatto che, presso questo birrificio, vengono prodotte birre di qualità.
Ciascuna con una propria personalità, piacevole e nello stesso tempo diversa da ogni altra.
In un mondo in cui è forte la spinta delle multinazionali, tesa a distruggere la diversità, e, con l’ausilio di grossi investimenti pubblicitari, ad imporre prodotti uguali in ogni parte del globo, in grado di consentire forti economie di scala, non possiamo che esprimere un plauso a chi, ogni giorno, con passione e competenza ci mette in condizione di assaporare un prodotto come questo: unico e ricco di fragranze insolite.
Propongo pertanto un brindisi, ovviamente…con la birra del Moro!
